Se hai bisogno di uno spazio di archiviazione veloce e affidabile, devi sicuramente utilizzare un SSD. Quello che devi sapere, però, è che anche l’ SSD più buono e costoso prima o poi smetterà di funzionare perché la memoria flash NAND che li alimenta, ha un numero finito di cicli di scrittura e cancellazione. Ma quanto durano realmente gli SSD esterni o quelli montati sui nostri computer?
Quanto durano gli SSD
Da quello che sostengono la maggior parte dei produttori, gli SSD possono funzionare bene per circa 10 anni e studi recenti affermano che man mano che passano gli anni, è sempre più probabile che un SSD si rompa, indipendentemente dal suo utilizzo. Insomma, per farla breve conviene utilizzare sempre il tuo SSD, tanto il tempo farà il suo lavoro a prescindere.
Secondo una ricerca dell’Università di Toronto in collaborazione con Google, le unità flash NAND vengono sostituite molto meno dei vecchi HDD, anche se inizialmente alcuni addetti ai lavori sostenevano che gli SSD sarebbero stati molto meno affidabili degli HDD. Questa ricerca ha rivelato anche che, con il tempo, gli SSD sono più vulnerabili agli errori non correggibili e ai blocchi danneggiati rispetto ai tradizionali Hard Disk, ma questi problemi non portano sempre al guasto totale dell’unità di archiviazione.
Tieni presente che riuscire a determinare in modo preciso quanto durano gli SSD è molto difficile perché la maggior parte degli studi effettuati prende in considerazione gli SSD installati nei data center e non dei consumatori comuni (questo perché uno studio fatto su un consumatore comune richiede molto tempo). Comunque, niente paura! Probabilmente il tuo SSD non si romperà mai e sostituirai prima l’intero computer.
Tipologie di memorie flash NAND degli SSD
A seconda della tipologia di memoria flash NAND utilizzata nei vari SSD, il numero di cicli di scrittura e cancellazione previsto dal produttore può essere diverso.
Con il termine NAND ci si riferisce al tipo di memoria flash non volatile che mantiene i dati memorizzati anche quando si spegne il computer. Naturalmente è diversa dalla RAM che, essendo volatile non conserva alcun dato una volta spento il dispositivo.
La memoria NAND sta anche alla base della differenza sostanziale che c’è tra gli SSD e gli Hard Disk (che utilizzano, invece, dischi magnetici rotanti per memorizzare i dati).
I tipi di memoria flash NAND presenti negli SSD sono:
- SLC (Single-level cell): Memorizza solo un bit di informazioni per cella, rendendo il recupero dei dati più rapido e la durata più elevata rispetto alle altre tipologie. La durata stimata, secondo Kingston è di circa 100.000 cicli. Questo tipo di NAND è utilizzata quasi esclusivamente negli SSD utilizzati nei data center.
- MLC (Multi-level cell): Questo tipo di NAND memorizza diversi bit per cella. Si stima che la durata media è di circa 10.000 cicli.
- TLC (triple-level cell): Questa tipologia NAND memorizza tre bit per cella ed è la più utilizzata dai produttori di SSD perché ha un buon rapoorto tra prestazioni, prezzo e durata della memoria (che è di circa 3.000 cicli).
- QLC (Quad-level cell): La NAND QLC, come si capisce dal nome, arriva a memorizzare quattro bit di dati per cella, aumentando la densità di archiviazione a discapito della durata, che viene valutata in circa 1.000 cicli.
Cosa contribuisce alla durata di vita degli SSD
Anche se la durata di questi dispositivi può sembrare difficile da prevedere, ogni SSD ha una quantità di dati, stimata dal produttore, che può gestire prima di essere a rischio guasto.
Quando decidi di comprare un nuovo SSD e vai ad analizzare le specifiche del prodotto, vedrai che una stima del tempo di durata viene fatta già dal produttore indicando alcune caratteristiche del SSD (da prendere comunque con le molle) come:
- I terabyte in scrittura (TBW)
- La scrittura su disco al giorno (DWPD)
- Il tempo medio tra i possibili guasti (MTBF)
TBW, DWPD, MTBF
Nello specifico, il dato relativo ai TBW, è la quantità totale di dati che possono essere scritti su un SSD prima che si esaurisca. Questa è la metrica più utilizzata e rappresenta praticamente la resistenza di un SSD. Difficilmente un utente medio raggiunge questo limite. I migliori SSD attualmente in commercio hanno dei TBW che raggiungono oltre 1100 TB e ci vorrebbero centinaia di anni per esaurirlo.
L’altra metrica che si può trovare tra le varie specifiche è la DWPD, utilizzata per valutare la resistenza degli SSD. In pratica, questo dato, indica quante volte l’intera capacità dell’SSD può essere scritta ogni giorno per tutto il periodo di garanzia. Per fare un esempio, Samsung offre una garanzia di 5 anni per il suo SSD 990 Pro 2TB che ha una valutazione DWPD di 0,3. Questo significa che si possono scrivere fino a 600 GB di dati al giorno per cinque anni prima di esaurire il limite di questa unità.
L’ultimo valore che è possibile trovare tra le caratteristiche di un SSD è il MTBF, che dovrebbe indicare il tempo tra i possibili guasti, misurato in ore. In un SSD, stima soltanto la probabilità che quell’unità si danneggi irreparabilmente durante il normale funzionamento giornaliero.
Per tutte le metriche che abbiamo indicato, però, è importante ricordare che si tratta solo di statistiche e che non garantiscono assolutamente che un SSD durerà tutto quel tempo. Quindi, prendete i valori con le molle, perché si tratta solo di stime, anche se naturalmente qualche indicazione danno.
L’ età di un unità resta uno dei valori più importanti per capire quanto durano gli SSD
Non fatevi ingannare, però, perché a parte tutti i vari parametri visti in precedenza, l’età di un SSD resta il fattore fondamentale per capire quanto può durare l’unità. E’ molto difficile che si raggiunga il TBW di un SSD, ma il tempo e il suo utilizzo lo porteranno, piano piano e inevitabilmente, alla “morte”.
La resistenza dello strato di ossido nelle memorie flash NAND, che vengono utilizzate negli SSD, si deteriorerà ad ogni ciclo di scrittura/cancellazione e, man mano che le celle NAND si consumano, la capacità dell’ SSD di archiviare dati diminuirà inevitabilmente.
Un SSD che viene utilizzato tanto, quindi, è più probabile che si usuri prima ma, come abbiamo detto, dopo tanto tempo l’SSD si consumerà a prescindere.
Visto che la maggior parte degli SSD in commercio ha una garanzia del produttore che va dai tre ai cinque anni, prendete in considerazione quel dato per capire quanto durano gli SSD, il resto è questione di fortuna (e di utilizzo).
Segnali di guasto dell’SSD
Naturalmente, quando un SSD non funziona più, è molto facile da capire. Il computer tende a rallentarsi incredibilmente e, verificando con lo strumento Gestione Attività di Windows, potrebbe essere segnalato un utilizzo dell’unità sempre al 100% anche quando non c’è nessuna applicazione avviata. La cosa importante, in queste situazioni, è di fare subito un backup di tutti i dati importanti presenti nell’unità e poi comprare un nuovo SSD.
I segnali a cui prestare attenzione che potrebbero indicare che l’ SSD è rotto sono:
- Arresti anomali frequenti (anche durante l’avvio)
- L’SSD passa alla modalità di sola lettura
- Errori frequenti del file system
- Rallentamenti del sistema
- Schermate blu frequenti
- Danneggiamento dei dati
- Avviso su blocchi di dati danneggiati oppure settori riallocati
Visto che sono cose che possono capitare a prescindere dalla marca e dall’utilizzo dell’SSD, è fondamentale eseguire spesso il backup dei dati, in modo da non perdere documenti e file importanti.
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